
CORRIERE DELLA SERA
Milano, la Stazione Centrale diventa un cinema per decine di clochard
27 maggio 2021
Elisabetta Andreis
L’iniziativa organizzata a Milano (e in contemporanea nelle stazioni di Roma e Napoli) da Progetto Arca e dalla società di distribuzione Invisible carpet. Lirie, 39 anni, albanese: «Per me è la prima volta al cinema, è una bella emozione».
L’anteprima di un film seduti su poltroncine da cinema, davanti al grande schermo che si accende dei titoli di testa. Parte la musica, gli spettatori si infilano le cuffie e si lasciano trasportare dalla magia delle immagini. Intorno c’è la Stazione Centrale, una tranquilla sera di primavera. L’iniziativa organizzata a Milano (e in contemporanea nelle stazioni di Roma e Napoli) da Progetto Arca e dalla società di distribuzione Invisible carpet è senza precedenti perché in silenzio a guardare il film ci sono decine di clochard. «Non posso descrivere l’emozione, per me è la prima volta nella vita al cinema», racconta Lirie, 39 anni, arrivata dall’Albania nel 2014 e ospite del dormitorio di via Aldini. Faceva la badante, poi la signora cui dava assistenza è mancata, lei ha perso anche il tetto perché era abusiva (alle Case bianche di via Salomone), e l’hanno sgomberata con il figlio che ha 11 anni ed è stato portato in comunità. «In via Aldini sto da un anno, in stanza sto con una signora di cinquant’anni e una di 65, al “cinema” allestito nell’atrio della stazione siamo venute insieme – spiega -. È la prima volta che condividiamo tra noi un’esperienza, una serata. Di solito ci vediamo solo per dormire e per fare colazione, scambiamo due parole e basta».
Qualche fila più indietro c’è Michele. Si nasconde da un anno in una scuola in disuso, vive lì, accumulando rifiuti e tristezza, la barba incolta, l’aspetto trascurato, sempre più taciturno. Giovedì un gruppo di volontari lo ha portato dal barbiere e si è presentato che pareva un altro, per il grande evento della sera. Davanti al grande schermo aveva lo sguardo del bambino protagonista di Nuovo cinema paradiso. «È un bel po’ che sono solo per strada – racconta con occhi nonostante tutto vivaci -. Ho avuto guai che non auguro a nessuno». Il film è «Chloe & Theo», ispirato a una storia vera, e racconta l’incontro a New York tra una giovane senzatetto e un saggio eschimese inviato dagli anziani Inuit per portare un messaggio di autostima e potenza: «Cambiamo le nostre abitudini distruttive prima di essere distrutti noi», e anche «Il potere di cambiare il mondo è dentro ognuno, nel profondo», come giustamente interpreta Lirie. Sullo schermo, con l’aiuto di un avvocato, Chloe e Theo si presentano alle Nazioni Unite e provano a proporre il loro modello diverso di integrazione. I senza fissa dimora sono circa 2500 a Milano: «Sempre di più, ce ne si accorge anche andando per le strade, oltre che nei centri di accoglienza – sottolinea Alberto Sinigallia, presidente di Progetto Arca che con questa iniziativa collega idealmente Milano, Roma e Napoli, le città in cui la Fondazione è presente -. Gli spettatori di questa serata si possono immedesimare nella storia, forse la potenza del cinema può spingerli a riprendere in mano la loro vita, chissà. Di certo questo gruppo di donne e di uomini estremamente fragili che stasera sono venuti al cinema rappresenta tutti coloro che cerchiamo di aiutare ogni giorno offrendo sostegno alimentare, sociale, abitativo e lavorativo».
Davide Fontana, presidente di Ueci (Unione esercenti cinematografici), condivide un ricordo personale: «Molti anni fa mio padre notò un clochard fuori dal nostro cinema, a Roma. Lo fece lavare, gli diede un letto, del cibo e un lavoro nel nostro vecchio cinema Fiamma. Da quel giorno mio padre Daniele fece riavvicinare Fausto alla sua famiglia, lo aiutò a prendere la pensione e restò con noi per 20 anni. Oggi che nessuno di loro due c’è più, continuo a portare come un tesoro prezioso e raro quel gesto di generosità. Guardare oltre l’aspetto, alla storia delle persone, aiuta a scavare più in profondità dentro di sé».