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Sentieri Selvaggi
L’ora del crepuscolo

20 gennaio 2022

Una lenta panoramica a inquadrare il paesaggio americano. L’ampiezza degli spazi, la natura, la luce del crepuscolo. Poi
un’esplosione in lontananza, una nuvola di fumo a intaccare il quadro. È una città tranquilla solo in apparenza Dove Creek, epicentro
un tempo dell’industria mineraria nel West Virginia. Ed è una vita scandita dalla routine quella del giovane Cole (Philip Ettinger, stazza
robusta, volto fanciullo, occhi schizzati), operatore sanitario che di giorno lavora in un ospedale e alla sera si reinventa spacciatore di
medicine e antidoloriXci. Niente eroina però. Quella appartiene al boss Everett e lo imparerà presto sulla sua pelle Terry, l’amico
tornato a casa senza lavoro e sull’orlo della disperazione. L’apparizione di Terry rompe gli equilibri di Cole. È un fantasma del passato
che mette in pericolo la sua vita e quella della sua ragazza Charlotte (Stacy Martin), ma che forse gli è necessario per tagliare i ponti
con la città, superare i traumi di un’infanzia di]cile, riallacciare i rapporti con quella Xgura materna (Lily Taylor) che lo aveva
abbandonato.

È tratto dal romanzo omonimo di Carter Sickels, questo secondo lungometraggio di Braden King, classe 1971 e alle spalle una manciata di
documentari, videoclip, più un’installazione al MoMA. Inizia come un malinconico spaccato di provincia per poi trasformarsi in noir
oscuro, attraversato da personaggi che non sembrano avere via d’uscita. Ed è infatti un Xlm sui demoni, sui conditti e sulle
diseguaglianze dell’America di provincia. Interessante la dicotomia tra la luce del giorno e la notte, accentuata con maestria ora
pittorica ora iperrealista da Declan Quinn, esperto direttore della fotograXa del cinema indipendente USA, già operatore per Jonathan
Demme, Mira Nair e Jim Sheridan. Anche grazie al suo contributo L’ora del crepuscolo ha un ritmo disteso, quasi contemplativo, con
improvvise accelerazioni violente. Per alcuni aspetti sembra una rilettura “rurale” di Mean Streets. E infatti Terry è in tutto e per tutto
una sorta di Johnny Boy – il personaggio scapestrato interpretato da Robert De Niro. E come nel Xlm di Scorsese anche qui il
protagonista Cole pare andare incontro ineluttabilmente a un destino segnato, di colpa. Eppure c’è ancora spazio per la scelta
morale, per l’espiazione.